mercoledì 9 giugno 2010
Stand up! A gospel revolution
La rivoluzione di Ce Ce Rogers è arrivata a Napoli: il pioniere della musica house ha invaso con un esercito composto da trenta “rivoluzionari” il palcoscenico del teatro Bellini intonando canti gospel su passi hip hop. “Stand up! A gospel revolution!” (sottotitolo “L’energia dell’Hip hop incontra l’anima gospel”): questo il titolo del grande show musicale che già un anno fa rivoluzionò i palinsesti teatrali in cui mai erano state contemplate la cultura hip hop e le manifestazioni ad essa connesse. Trenta ballerini hip hop, italiani ed americani, caricati d’energia dalle coreografie dirompenti di David Bellay , Betty Style ed Alberto Palmisano formano l'esercito del condottiero Rogers. Nato a Cleveland, newyorkese di adozione, Kenneth (è questo il vero nome di Rogers) ha lavorato con Aretha Franklin, Luther Wandross , Marshall Jefferson, Janet Jackson e tanti altri. A 11 anni si è esibito al “Soul City Show” con James Brown che, stupefatto dal suo talento, lo paragonò a Chubby Checker, ribattezzandolo così “Ce Ce Rogers”. Non solo singer dall’ugola portentosa, ma anche arrangiatore: Rogers, infatti, assieme a Fabio Serri, ha curato gli arrangiamenti dei brani di questo singolare musical. “Lavorare con Rogers è stato bellissimo. Lui riesce a coinvolgere tutti – ha affermato Serri – a fine spettacolo tutti gli spettatori sono in piedi a ballare”. Fabio Serri nasce come tastierista ed ha sempre cercato un contatto con contesti musicali internazionali. “Adoro lavorare con le voci”, queste le parole con cui Serri ha giustificato la sua collaborazione con Rogers, considerato che l’arrangiatore delle musiche dell’ormai famosissimo “Il mondo di Patty” ha lavorato a tipologie di musical diverse da questo (Hello Kitty, Winx).
“In questo spettacolo le sonorità gospel sono mischiate con quelle street”, ha spiegato Serri. Dunque, una rivoluzione musicale che stravolge la classica struttura corale del gospel, arricchendola con acrobazie e movimenti. Un quadro in continuo divenire che l’osservatore può ammirare da più angolazioni: su ogni punto della scena c’è una voce da udire od un passo da ammirare. Davvero versatile il corpo di ballo che si muove con disinvoltura tra hip hop, house dance e reggae. Coreografie talmente rivoluzionarie che uno dei brani cantati del musical è stato creato grazie all’osservazione dei relativi passi di danza. Anche lo spazio scenico è versatile: pannelli che ritraggono edifici dall’architettura semplice si spostano per consentire l’”entrata su scena” del pianoforte, un pannello su cui vengono proiettate luci colorate cela un’impalcatura di acciaio su cui i ballerini/acrobati si esibiscono. Tutto ricorda le strade newyorkesi dove i giovani interagiscono suonando, ballando e cantando. La rivoluzione invade anche i contenuti: i dialoghi in cui Rogers ironizza sul suo italiano imperfetto, l’amore per la musica e per la danza che diventa un messaggio positivo ed universale, il pensiero che credere in Dio possa essere la vera rivoluzione, il concetto che essere sensuali e valorizzare il proprio corpo non significa peccare, lo sprono a non sottomettersi al sistema e ad essere se stessi.
Lo show è stato prodotto dalla Mas (Music, arts &Show), la regia è di Toto Vivinetto.
Maria Consiglia Izzo
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